mercoledì 7 febbraio 2018

Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Prima serata. Commenti e inciuci.

Cosa ti piace di Sanremo?
Prendo in prestito una frase fatta e stranota, perché quando nascono i tormentoni un motivo ci sta: perché Sanremo è Sanremo. È come il pranzo la domenica, l’albero di Natale da fare entro l’Immacolata, come le abitudini che sembrano una noia e invece no, non se ne può fare a meno perché “senza” qualcosa mancherebbe. Oggi inizia il Festival. E quindi facciamo critica, apriamo le macchine da cucire e prepariamoci per un taglia e cuci di cinque sere, che una settimana di leggerezza ci deve pure stare in questa noiosa e angosciante campagna elettorale. Raccontiamo le canzoni ma senza troppe pretese. I commenti sono scritti in tempo reale, sono in sala stampa e segno quello che mi viene da dire mentre le canzoni vanno in onda.
Annalisa no. Ha scritto la canzone di un lasciamiento amoroso a quattro mani con il fidanzato. E poi si sono lasciati.
Ron, canta lui e senti Dalla, che poi cantava Dalla e sentivi Ron. Un connubio meraviglioso. Oltre i limiti e i confini del possibile. (E si, ci sta pure che a me Ron piace assai e pure Dalla).
La canzone dei Kolors la canteremo al mattino, attipo quando ci si alza, che poi bisogna lasciare le coperte e 5 minuti ancora e alzati e MAI MAI MAI MAI! Però belle le percussioni e quel WE dei coristi.
Domanda: ma alla Hunziker cosa hanno dato? Due settimane senza il marito e guarda tu, la forza dell’oRmone.
Max Gazzè la tua canzone è una poesia, una cosa magica. Maestosa la musica, piena ed emozionata l’interpretazione. La amavo già prima di sentirla solo per il titolo. Ma troppe S per te.
E comunque #perfortunafavinocè.
Fiorello risolleva le sorti dell’umore sanremese. Che le canzoni fino ad ora sono belle ma i conduttori, ‘nzomma.
La Vanoni, appena entrata, wow. Una persona malvagia mi fa: “bisogna vedere se ce la fa a cantare”. Il problema è che – altroché se ce l’ha fatta – ho solo 3 voti da esprimere.
Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno una canzone bella e non banale. Cioè, il tema è facilmente banalizzabile, ma loro si armonizzano. Però, a vederli insieme sul palco, fanno impressione. Ermal, Moro ed Ermelinda.
Per Mario Biondi prendo in prestito le parole di Rossanza (la stessa della Vanoni, ndr). Il vocione di Mariolone Biondi è wowissima, ma “rende meglio in inglese”. Non so se perché le parole, in quel caso, non si capiscano. Fatto sta che la voce fa tutto, più delle parole.
Favino e il suo medley fanno arrevotare i piani alti del nazional popolare. Namastè, alè!
Cantano Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. Musica: Michele Zarrillo.
Poi arrivano gli Stato Sociale e qui in sala stampa applaudono, alcuni avevano già sentito i brani. E niente, 3 voti sono pochi ma loro hanno il mio. #lavecchiaballa
Noemi non pervenuta: come sempre la sua voce alta un po’ ti piglia, anche se ero distratta e non mi ha distolta dalla distrazione. E niente, ottima per le sedute di sfogo e anti stress.
A passo nella storia: arrivano i Decibel. Sono trascorsi trent’anni dagli ’80 (anche qualcuno in più, la mia anagrafe parla) ma i due con Ruggeri sembrano usciti dritti dritti da là. E il titolo è una dedica al Duca Bianco ma, nota malinconica a parte per Bowie, nulla più.
Gli Elii: ma voi ci credete che si sciolgono? Mentre penso di scrivere che amo Cesareo (e a quando lo sfottevano nei concerti…) vedo Faso e non riesco a scegliere. Non so se è colpa della stanchità mia o vostra – la canzone non è ai vostri livelli – ma su, ripensateci.
Caccamo ha dichiarato di essersi chiuso per due mesi o forse più per scrivere il suo album e che a fine registrazioni abbia notato la barba. Pare vivesse in uno stato semibrado. La cosa bella di questa canzone è la barba. La sua.
Red-dalla giacca rossa-Canzian ha una musica che prende, seppur il “tu-tu-ru-tu-tu” sappia di retrò. Come dicono nella chat-malvagity-che-commenta-sul-mio-cell, “chist però c’ha fa”. Si, ce la fa, ma gli ex Pooh ormai cantano solo che “abbiamo fatto questo e siamo contenti di quello che abbiamo ricevuto” ma il passato è passato ed è meglio cantarlo alla loro maniera. Non con queste canzoni.
Barbarossa si fa amare. Il dialetto per dire con semplicità la quotidianità e sviscerarla per bene mi è piaciuto assai. Mi piace. E poi è simpatico e intelligente.
Diodato e Roy Paci: fiati e percussioni danno un bel vestito. Cavolo, mentre scrivo la musica trascina molto. Ma le parole no, non vanno.
Il coraggio di ogni giorno è viscerale, perché la musica, il testo, la mimica di Enzo Avitabile e Peppe Servillo ti pigliano rind a l’oss, gli stentini si arrevotano ma in senso buono. E poi ci sono sonorità che pochi artisti come loro sanno ricostruire.
Dopo ci sono stati altri cantanti, ma un po’ perché ho dovuto fare delle interviste, un po’ perché le ultime canzoni non hanno lasciato il segno, non ho proprio nulla da dire. Anzi no, una cosa ce l'ho: le ritrovate Vibrazioni si distinguono per il chitarrista.

Stop.
Fine prima serata.






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