martedì 13 febbraio 2018

Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Quinta serata. Commenti e inciuci.

Ci siamo, l’ultima serata arrivò. Martedì sera sembrava lontana eppure eccola qua. Il bel Claudio entra di rosso vestito, che si sa, il rosso è passione e sofferenza.
Anteprima: quanta sana invidia per la bella moglie di Favino. Eh.
Entra Ultimo che ieri ha vinto e, neo big, apre l’ultima puntata. Quando si caricano troppo le persone e si chiede troppo e troppo e troppo, capita che poi ci ricordiamo che siamo fatti di carne, piccoli e fallibili, e che il giovane vincitore incappi in una nota non sua e cada dalla scala musicale. Pizzirillo, oggi in sala stampa e anche ora mi ha sinceramente fatto tenerezza.
Poi prende la parola la Carlucci e capisce assi per figura e fa una grande markettttta a Ballando con le stelle.
E la Hunziker, com’è? MERAVIGLIOSA!
Passame er sale e parte il coro sul ritornello. Barbarossa è come il vino buono.
Red Canzian oggi in sala stampa è stato eccezionale. È rock e ha una comunicativa che accende. La canzone non è tra quelle che mi hanno particolarmente colpito ma lui ha voce, ritmo, la musica è coinvolgente. Non sembra sul piano del declino, in un certo modo è come se si stesse riallacciando alle sue origini.
Eccola qua la canzone di Giovanna, di Core e mia: Frida, MAI MAI MAI. E che te lo dico a fare. Eh! Io non so voi, ma quando vedo Stash de I Kolors mi viene in mente una persona che mi disse che tiene il ciuffo favezo. E niente, io penso ai toupet tipo Lino Banfi che metteva la retina nei B-movie degli anni 70-80.
Scusate, ma quanto è fresco il compagno della Pausini?
Scusate, ma quanto è fresco Scanzi? Di cui nel post di ieri.

Non posso commentare Avrai, sono in quella terra di mezzo in cui non è dato vedere oltre. Posso un po’ viverla, e vederla sempre più andare via, lontana… “Avrai avrai avrai il tuo tempo per andar lontano… ti fermerai sognando”.
Ho capto perché piace la Pausini, al di là delle sue innegabili doti: è verace. La sua “shz” rimasta così, senza dizione o correzione, e quella corsa fuori verso il pubblico, a mo’ di concerto da stadio, me l’hanno fatta piacere. Brava Laura!
Gli Elii mi hanno commosso: la loro canzone è a momenti sottotono, stanca come forse un po’ loro. Sentirli cantare con i Neri per Caso è bello, perché la stima tra artisti può esistere, soprattutto tra artisti di valore. In conferenza stampa Elio ha detto che si sono già sciolti e che stanno salutando il pubblico, ma io spero che qualche strano fenomeno fisico al contrario faccia ricomporre tutto lo sciolto che avanza.
Gli occhiali da sole della Hunziker fan pendant con la giacca di Baglioni. Quest’anno perdere tempo per i cambi di scena è stato divertente, meno stucchevole e da statue imbalsamate. Bello quel Claudio, che è tosto e mica facile, ma ha saputo creare la squadra giusta. E chest’è.
Scusate ma mi sono distratta: Rubino forse mi fa cambiare idea e potrei votarlo (sto uagliono da due giorni mi emoziona), i Decibel li canterò assai, la Vanoni con Bungaro e Pacifico sono wonderful, mi pare di non aver perso altro. Caccamo stona, era meglio con Arisa.
Una cosa bella di questa esperienza è stata la condivisione, da qui e da Salerno. Questa cosa rara, con pochi e per pochi, è stata importante.
E poi arrivano loro: qui cantiamo e balliamo con “la vecchia che balla!!!”.
Errata corrige: Rubino, ti auguro tanta fortuna mo, te la meriti, ma voto il mio primo imprinting sanremese: Lo Stato Sociale.
Il duo Facchinetti-Fogli mi mette ansia: la consapevolezza del loro non farcela mi agita perché poi, alla fine, mi dispiace per le perculate che gli fanno, hanno una carriera alle spalle notevolissima.
Questa è bella, questa cresce e piglia e coinvolge. Si mi piace. E mi piace anche il testo. Diodato e Roy Paci. Bravo, bravi. Bella bella bella.
Favino stasera fa proprio il suo mestiere, e sceglie di farlo con un monologo che in questa fase di campagna elettorale è una bella botta e cacchio se mi fa piacere. Dove sono i bancarielli di Salvini, le loro bandiere, lo ius soli non riconosciuto? “Andate a fanculo”, proprio come nel monologo. Le lacrime di Favino, che meraviglia di verità. Di dignità. “Se non c’è strada dentro il cuore degli altri, prima o poi si traccerà”. Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni chiudono il cerchio di un piccolo momento di bellezza.
Non smettere mai di cercarmi ha il sapore di una promessa e, “per quando verrò a trovarti, in tutto quello che scrivi”, della promessa più bella.
Fabrizio Moro (con Ermal Meta) che fa “non mi avete fatto niente” mi sembra un po’ quei bambini che ti guardano e te lo dicono, così, con quella sfacciataggine di chi, invece, ha avuto molto più di niente ma non te lo vuole dire perché non si vuole arrendere. E allora non è un dispetto, è una difesa a oltranza, è un atto di resistenza.
Poi mi sono persa tra varie cose di qua, video per documentare cori e sbracamenti della sala stampa, parole da leggere, hanno pure finito di cantare (ah comunque Le Vibrazioni, il chitarrista, tanta roba…).
Pierfrancesco Favino, Edoardo Leo. La commistione? È giusto così, ed è giusto scherzarci su.
La Impacciatore che sembra Maria Antonietta? E Favino che va sotto la gonna? E lei che cade a culo a terra? Che canzone intelligente!


Poi capita che ci siano corse, servizi da chiudere, valige da ricomporre, taxi da prendere, treni da rincorrere, respiri da rifiatare che poi si riparte. Capita che nel frattempo passino davanti ai tuoi occhi personaggi e vincitori, quelli che normalmente albergano al di là del tubo catodico, quelli che guardi da sotto il plaid e ti fanno volare pensieri e immaginazione.
Cosa è stato questo Sanremo 2018? “Ti sei divertita? Avrai fatto una bella esperienza, avrai visto cose…”. Non lo so ancora cosa è stato: nel frattempo, mumble rumble…

Stop.
See you.



sabato 10 febbraio 2018

Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Quarta serata. Commenti e inciuci.

Questa serata arriva al termine di una giornata che manco li cani, davvero. Pensavo che i 20 chilometri fortunelli di distanza dal B&B all’Ariston fossero stati la parte più pesante della settimana e, invece, il meglio doveva ancora venire. Ma jamm annanz.
Questa sera sono in sala stampa roof Ariston, come la prima sera, voterò per i cantanti in gara e osserverò il mondo composito che mi circonda.
C’è la finale dei giovani, i duetti dei big. Lampadine a intermittenza in apertura e il trio Baglioni-Favino-Hunziker in giacca di pelle a intonare una very rock Heidi. Via allo spettacolo con tanto di corpo di ballo di giovani in jeans e camicia, al passo zombie di Thrilleriana memoria.
Michelle è uno spettacolo, che abito, che meraviglia. E come sempre #perfortunafavinocè
Scusate, ma quando vedo Allevi mi viene #disadattatoèbello Capita anche a voi?
E su Andrea Scanzi, be’, potrei aprire un romanzo. Me lo guardo su La7 quando è ospite della Gruber a Otto e mezzo. Ammirevolissimo (che non esiste ma mi piace così).
Domanda: ma perché Leonardo Monteiro lo truccano così? Al di là di facili battute sul colorito, se proprio volete truccarlo potreste farlo senza trasformarlo in Grande Capo Trecciolina.
Oh la là! Ma avete visto il Favino? Ma gli dona pure l’argentato, e non gli fa neanche effetto domopak cuki gelo <3
Mirkoeilcane ha un pezzo impegnato, non lo scopro certo io. Qui piace molto. Inutile dire che ricorda il Faletti di Minchia signor tenente, come lui stesso ha detto. La canzone è tosta, un ossimoro titolo-testo che fa un po’ effetto pugno allo stomaco.
Ma ve lo devo dire quello che è accaduto qua appena è uscita la sorella farlocca di Belen? Dopo la farfallina, il fiorellino di pizzo vedo-e-ancora-vedo di Alice Caioli. Il commento sulla donzella è riservato e confidenziale.
Ultimo è carino, piace, sul web è famoso. Fa il tosto (scusate sono distratta: il chitarrista biondo dell’orchestra – Luca Colombo – lo amo troppo).
Giulia Casieri ha una voce bella davvero, tra le donne è quella che più mi piace (il testo non è un granché, ma a questo livello è una rarità).
Scusate ma Baglioni che giacca s’è mis? Nun s po’ guardà!
Mudimbi, il preferito della Collina, ci piace. Canzone simpatica, ritmata, bella presenza scenica, bella voce, si fa cantare e si, votiamolo.
Eva ha una bella voce, è bella lei, un po’ troppo scritta ‘nguollo e con un orecchino al naso di pessimo gusto, secondo me, ma non è male.
Il congiuntivo, come precedentemente detto, ha il mio amore in_condizionale, ops, incondizionato.
L’altro giorno Renzo Rubino è venuto in sala stampa, un ragazzo desideroso di parlare dopo tanta timidezza e chiusura. Ha raccontato che aveva pensato di abbandonare la musica, di fare altro. Ogni canzone che porta a Sanremo è una storia di vita, una cosa sviscerata con cicatrici annesse. Oggi hanno chiesto a Claudio Baglioni, in conferenza stampa, se per scrivere un testo importante, se per scrivere bene, qualcosa di memorabile, si debba soffrire, se debbano mostrare le cicatrici, i segni. Ecco, Renzo Rubino mi sembra uno che scriva cicatrici.
Ve l’ho già detto che adoro Favino, sì? È emerso abbastantemente?
Mo arriva Skin, vediamo se con Le Vibrazioni appicciano l’Ariston. Wow, io Skin la sento sulla pelle letteralmente, ‘ngopp a skin, pecun on skin. Che bella che è lei, eh.
MESSAGGIO PER MIO FRATELLO: questa di cui sopra te la canto mo che torno a casa.
Noemi e Paola Turci sono una scarica di adrenalina. Non smettere mai di cercarmi stasera è bellissima. “In ogni cosa che vivi”.
Uh… Vessicchione… #GniGni
A me l’inizio della canzone di Mario Biondi fa venire in mente “Chiare dolci fresche acque”. Stasera un po’ brasileira, un po’ bossanova (m par), un po’ non in italiano, è perfetta. Mariolone ce lo aveva confidato in sala stampa: questa canzone per lui non può essere fatta in inglese ma in italiana, in alternativa in portugheisc.
Annalisa ha una bella gonna coccodè. Lui ciuffo e giacca Elvis. Bella coppia. Belle voci però.
Comunque sto #GniGni spopola ormai.
Questi sono i miei preferiti: Lo Stato Sociale con Paolo Rossi e il Piccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano. Già solo le t-shirt le voglio. Questa esibizione me la sono goduta e, anziché scrivere, le mani le ho usate per batterle e fare casino con loro. Quindi, se non li avete visti, non potete capire e vi siete persi una grande cosa.
Giannona mia bella, arriva toma toma e stev pur carenn. C’ha il po’ delle scarpe minimal. Lei è semplicemente fenomenale (scontato ma è accussì).
“Un lento, l’ultimo, oramai…”
Io la adoro, Gianna Nannini. In quel lento “lento”, con il volto nascosto tra le braccia di Baglioni, si è visto quello che non ci è stato dato vedere. Tutta la tenerezza e l’emozione di una donna che canta il rock perché ha il cuore troppo tenero.
Ma quel Favino? Bello di mamma sua!
Ora, la canzone di Max è per me da vittoria, e non lo nego dalla prima serata. Cos’altro avrà saputo creare con quella meraviglia di poesia?
Il bello della diretta! Poteva mancare l’errore tecnico? La canzone dei Decibel più la sento e più mi piace. Con Midge Ure ha un breathe diverso (non mi picchiate).
È stato difficile per Favino non ridere con la Vanoni (ribattezzata #lavecchia in sala stampa). Che vecchia, però! Che eleganza. Questa canzone la può cantare solo lei, e loro, e Preziosi. Amarsi, lasciarsi, amarsi. Perdonarsi. “Giorno per giorno, senza sapere… ma voglio vedere”. Applausi in sala stampa.
La botta di energia di Roy Paci ci vuole a quest’ora. (Ma Favino, lo vedete?). Mo va be’, mi piglia proprio e assai. Senza ritegno mi ritrovo a picchiettare mani anelli e ballare. Bello il crescendo di archi e fiati. Via! “Dice che torneremo a guardare il cielo…”.
Giusy Ferreri tiene la giacca di Facchinetti ‘nguollo. Qui mi scompiscio, perché “muoarii” lo hanno fatto dire alla Ferrei ma “ciuee” lo ha detto e, be’, qui è scattato un coro che rido ancora.
Vincitore Nuove Proposte. Qui si fa facile: gli Ultimo saranno il primo.
Questa versione de Il coraggio di ogni giorno di Enzo Avitabile e Peppe Servillo mi incuriosisce, perché i singoli mi piacciono e sono sicura che la loro somma sarà un gran bel numero. Ecco, la scelta di stasera concretizza quella nota di mediterraneo che sentivo e che ho provato, con parole atone, a rendere. Ma la voce di Daby Touré e l’armonia di voci e strumenti si mescola ed è bello, si è davvero bello. Sento questa canzone e viene voglia di dire “Io non mi sono mai sentito così vivo”.
Incursioni in sala: la Impacciatore, ah la Impacciatore!
Ermal Meta e Fabrizio Moro scelgono Simone Cristicchi per portare parole fatte di carne alla loro esibizione. Sono le parole che Antoine Leiris, giornalista radiofonicoi, ha scritto ai terroristi che al Bataclan hanno ucciso sua moglie. È il monologo “Non avrete il mio odio” e centra il bersaglio.
La Sciarelli prosegue la tradizione della narrazione distrutta delle canzoni di Baglioni. Al direttore piace prendersi in giro e star in scena, un po’ dissacrandosi.
Arisa sta vivendo una nuova adolescenza. E non è solo per l’apparecchio ai denti o le extension ai capelli, ma per una fragilità che mi sembra stia emergendo più che in passato. Va che la canzone sia più bella con la sua partecipazione.
Non sono riuscita a finire di scrivere “live”. Prometto di terminare il prima possibile!

SEE YOU SOON…

giovedì 8 febbraio 2018

Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Terza serata. Commenti e inciuci.

Eccoci qua, addivanati su riposanti sedute per poggiare le stanche terga e gustare la terza puntata del Festival. Premessa: sono arrivata sulle note finali dell’intro di Baglioni, in tempo per prendermi gli applausi tributati al fido direttore artistico (Claudiù, facimm a metà).
Capitolo New Proposals: ieri sera mi sono piaciuti tutti e quattro, oggi il mio pollice in su va a Mudimbi e Ultimo, Eva non male, Leonardo Monteiro out.
#perfortunafavinocè
Passato senza infamia e senza lode Caccamo, il mio plauso va a loro, il mio voto scelto: lo Stato Sociale. Va be’, qui in sala stampa è scattato il coro, la ballata, l’urlo, gli applausi. Lo Stato Sociale ci fa scatenare. Lo Stato Sociale m' piac assaje.
Virginia Raffaele prova a fare la Fiorello della terza serata, con stile diverso ma si, fa ride. Sisisi, superlativa. Povero Claudiuccio, perculato come pochi su quel palco là. AZZ però! Baglioni si smolla e scioglie per imitare la Raffaele #wowissimo
Poi arrivano i Negramaro, che finalmente si sono ritrovati e hanno ricominciato a fare bella musica, e cantano la mia canzone baglioniana preferita. Ma la fallano: nonono, Poster non si fa così. #aridateceposter
La Hunziker sta in modalità registrata: “Tu con chi duetterai venerdì?” (Qualcuno le dica che venerdì è domani sera). Risposta artista: (...). Replica Hunziker in loop: “Aaahhhhh, che bello!”.
Aria di casa: arrivano Avitabile e Servillo. La loro musica mi fa pensare ai ritmi di mare, alla tradizione dei napoletani che la musica la fanno che gli esce da dentro. Penso a Pino Daniele, a Eugenio Bennato, a quei napoletani che la musica è “Io no, io non mi sono mai sentito così vivo” (cit. canzone). E in certi luoghi da cui nasce questa musica davvero ci vuole “il coraggio di ogni giorno”. A me la cosa che mi fa tenerezza e stima è l’umiltà di Avitabile, un basso profilo impregnato di dignità.
Ridiamo con robottino Baglioni e #perfortunafavinocè
Arriva Max Gazzè: shhh… poesia.
Genti che vedete #Sanremo2018, cantano Facchinetti e Fogli: se dovete fare pipì, è questo il momento. #muoari Ora, Roby, dico a te. A te che in sala stampa preferivi non essere avvicinato troppo – che senza trucco s’ ver tutt cos: hai fatto una grande carriera, “Diuo dellue cittuà e duelle iummuensiutuà” non se lo scorderà mai nessuno finché campa. Ma lasciamo questo bel ricordo. Su.
Io ve lo dico con serena semplicità: a me sta storia della donna m’a rotto. L’approvazione nazional popolare della figura femminile ne è l’ennesimo svilimento. Io lo so che le cose bisogna pur dirle, amplificarle, farle sentire, ma non è una cosa così, un fiocchetto o una presidente di Camera de Deputati che cambia la storia. Che poi è la quotidianità che fa la differenza, i silenzi che resteranno tali.
MetaMoro – quasi una figura mitologica qui in sala stampa – sono sul palco con un titolo che mai come stasera ha un significato pieno. “Non mi avete fatto niente” nonostante polemiche sterili che cercavano, forse, solo una polemica sanremese che quest’anno stenta ad arrivare. E io negli occhi di Fabrizio Moro vedo quella cazzimma che lui ed Ermal hanno dovuto tenere serrata in questi due giorni. E niente, io sono per la loro riammissione – Eccola Ermelinda che canta!
Noemi ci regala un simpatico siparietto. Ahpperò.
MESSAGGIO ANTIPROMOZIONALE: ma sta storia dei Baci Perugina e le frasi di Emma, eh? Non basta già così? No, eh.
Scusate, ma per James Taylor vale la clausola di ieri di Sting? Ebbasta con questa autarchia italica! Fateli cantare accussì comm magnan! Poi, dopo, parla e canta come sa, e si sente.
Reprise Noemi. Messaggio per la Contessadimontescapezzo: se mi trovate un vestito come quello di Noemi le esco!
Questa Giorgia androgina ci piace assai. Lei è fantastica, e con James Taylor, insieme, statte proprio.
Emma D’Aquino che duetta con Baglioni è stata la sintesi della soddisfazione professionale: (ja, magnatevela un’emozione!). Perché, e che caspit, mica amma sul faticà! #questoèilgiornalismochecipiace #MaiMaiMaiMaiMaUnaGioiaOgniTantoDai
Io Danilo Rea e Gino Paoli non ve li posso commentare. E non perché mentre cantavano, no anzi, poetavano, stavo anche parlando e pensando etc etc. Io questi due qua, con Claudiuccio bello, non ve li posso dire perché è tipo “l’emozione non ha voce”, e anche se “fai finta di non lasciarmi mai” c’è sempre quel “cielo in una stanza” a dire…
Ora, dico, questo bel momento qua non lo potevate fare prima di Mariolone Biondi? Puvriell ad aspettare così… vero è che Mario non sfigura mai e stasera ha cantato molto bene, ma m’ par brutt proprio che abbia dovuto aspettare. Era solo impressione mia o quando cantava pareva che parlasse in inglese? Perché Biondi, quando canta, è inglese. E poi a un certo punto non ce li vedevate bene Fred Astaire e Ginger Rogers?
Va dato merito a Baglioni di non aver dimenticato nessuno, almeno fino a poco prima di farli piùomeno morire: Nino Frassica mi fa ridere assai, però potevano evitare la cosa del malore di Remigi (#checazzipaura). La battuta del 47 l’avete capita??? (Leggi la soluzione in fondo al post*).
“Sarà per te” di Nuti mi fa pensare a cose che non hanno niente a che fare con Sanremo, o forse anche sì, ma a discorsi su Sanremo, musica, autori, storie, vita, università, cose lontane che guarda un po’ tu se Claudia Pandolfi e Claudio Santamaria dovevano fare sta cosa qua. Ma bravi eh, bravi davvero.
Che dire della classifica? Queste erano le posizioni che si erano delineate martedì sera e, devo dire, mi ci ritrovo. Vediamo cosa emergerà sabato ma intanto, domani, attendiamo la vittoria tra le Nuove Proposte e i duetti.
Aridaje con la sigla (che poi la Hunziker se la sogna pure la notte – giuro, lo ha dichiarato stamattina in conferenza stampa. Mo capisco perché pensa a Tommasino…).
#popopopopopopopopopopopopo

Stop.
Fine terza serata.

*47= morto che parla. 


Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Seconda serata. Commenti e inciuci.


La seconda serata inizia con l’abito fiabesco della Stuzziker, accompagnata dal fido Baglioni lungo la scalinata. I due danno vita a un siparietto Walt Disney che mira a essere simpatico: ma la mira non è centrata. Claudiuccio si fa fare di tutto, ma lei mi pare la sorellastra dispettosa più che la principessa della fiaba, la Matrigna e non Biancaneve.
#menomalechefavinocè
Le Nuove Proposte mi sono piaciute. La canzone sul congiuntivo è l’adempimento di un sogno quotidiano. Le voci sono belle, gli arrangiamenti interessanti, le parole non banali. Insomma, non sembrano la solita cosa scontata.
E poi il Volo. Li ho visti stasera in zona Ariston, mentre sul balcone preparavano l’intervista con Vincenzo Mollica. È che io faccio di tutto per farmeli piacere, ma proprio loro si impegnano a essere acidelli. Poi sul palco, nulla da dire, voci migliorate (avete studiato, eh?!), coro lirico suggestivo. Il tributo a Endrigo semplicemente bello. Livello peconi MONE ON. Chapeau.
Capisco che mi piace la canzone di Diodato e Roy Paci quando reagisco bene all’annuncio della loro canzone. Le parole non mi entusiasmano ancora, ma cazzarola se aspetto il crescendo e “l’emozione prenderci in gola” quando parte el Roy!
Stasera seguo dalla sala stampa de noartri, quella meno vip, e devo dire che sull’ingresso di “Pippone” – così ribattezzato – Baudo è partita la ola, il coro, l'applauso. Perché Sanremo è Sanremo. E Pippo Baudo pare abbia inventato anche il Festival.
Gli Elii oggi sono venuti in sala stampa. A chi tra i giornalisti si ostinava a dire “quando vi scioglierete” loro hanno continuamente risposto “Veramente ci siamo già sciolti”. E niente, cari Elii, a me sta cosa dello scioglimento mi fa venire in mente i ghiacciai che si sciolgono, e si sa che è una cosa che non va bene, è contro natura. Non siate contro natura, arrunatevi di nuovo.
Poi viene Biagio Antonacci e dice che esistono ancora i citofoni. E niente, Biagiù, ti volevo dire che io e Marika la domenica sera ci vediamo per camminare rigorosamente a Torrione, smaltire il pranzo domenicale e parlare un poco oltre il telefonino. Se ti vuoi aggregare, domenica ore 21.30. A espositezza!
Il trio fantastico per me, una delle meraviglie di questo Sanremo. Pacifico pacifica quando canta, Bungaro non è bello ma diventa affascinante. E poi la Vanoni, che quando non canta è tra l’ironico e il rincoglionito in un modo assolutamente chic. La più elegante.
#menomalechefavinocè Azz se ci sta. Sensualità a “bev’run” durante la performance del bel Pier Francesco – mia sorella Ilaria, nota talent scout, lo dice da tempo.
Sting Sting Sting, il solo vederti mi emoziona. Epperò. Amerai pure l’Italia ma non ti si può sentire parlare un italiano incomprensibile che manco il siculo stretto a Bolzano. Eppure tieni casa in Toscana, patria della lingua del Bel Paese. Non ti si capisce e a tratti stoni pure. ‘nsomma, il ragazzo è bravo ma non si applica, potrebbe fare di più. Sta cosa dell’italianità a tutti i costi ha una venatura autarchica. Poi venne Shaggy e cantarono nella madre lingua inglese. E fu sera e fu mattina, il Signore vide la cosa e vide che era cosa buona e giusta.
Quando Baglioni va al pianoforte non ci sta niente da fare, è Cassazione!
Attenzione attenzione! Rivalutazione totale Decibel: azzò e che controcanto! Ieri non li avevo ascoltati come si deve, oggi ho assistito alla loro esibizione con un fan della prima ora e ho capito una cosa che si rivela più profonda di quanto questo post, effettivamente, non sia: non suonano perché “devono” piacere ma gli piace quello che suonano, quello che fanno.
E niente, il resto è stato una corsa continua tra varie cose da fare e non sono riuscita a vedere e annotare altro. Altro giro, altra corsa!

Stop.
Fine seconda serata.

mercoledì 7 febbraio 2018

Vademecum per il 68° Festival di Sanremo. Prima serata. Commenti e inciuci.

Cosa ti piace di Sanremo?
Prendo in prestito una frase fatta e stranota, perché quando nascono i tormentoni un motivo ci sta: perché Sanremo è Sanremo. È come il pranzo la domenica, l’albero di Natale da fare entro l’Immacolata, come le abitudini che sembrano una noia e invece no, non se ne può fare a meno perché “senza” qualcosa mancherebbe. Oggi inizia il Festival. E quindi facciamo critica, apriamo le macchine da cucire e prepariamoci per un taglia e cuci di cinque sere, che una settimana di leggerezza ci deve pure stare in questa noiosa e angosciante campagna elettorale. Raccontiamo le canzoni ma senza troppe pretese. I commenti sono scritti in tempo reale, sono in sala stampa e segno quello che mi viene da dire mentre le canzoni vanno in onda.
Annalisa no. Ha scritto la canzone di un lasciamiento amoroso a quattro mani con il fidanzato. E poi si sono lasciati.
Ron, canta lui e senti Dalla, che poi cantava Dalla e sentivi Ron. Un connubio meraviglioso. Oltre i limiti e i confini del possibile. (E si, ci sta pure che a me Ron piace assai e pure Dalla).
La canzone dei Kolors la canteremo al mattino, attipo quando ci si alza, che poi bisogna lasciare le coperte e 5 minuti ancora e alzati e MAI MAI MAI MAI! Però belle le percussioni e quel WE dei coristi.
Domanda: ma alla Hunziker cosa hanno dato? Due settimane senza il marito e guarda tu, la forza dell’oRmone.
Max Gazzè la tua canzone è una poesia, una cosa magica. Maestosa la musica, piena ed emozionata l’interpretazione. La amavo già prima di sentirla solo per il titolo. Ma troppe S per te.
E comunque #perfortunafavinocè.
Fiorello risolleva le sorti dell’umore sanremese. Che le canzoni fino ad ora sono belle ma i conduttori, ‘nzomma.
La Vanoni, appena entrata, wow. Una persona malvagia mi fa: “bisogna vedere se ce la fa a cantare”. Il problema è che – altroché se ce l’ha fatta – ho solo 3 voti da esprimere.
Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno una canzone bella e non banale. Cioè, il tema è facilmente banalizzabile, ma loro si armonizzano. Però, a vederli insieme sul palco, fanno impressione. Ermal, Moro ed Ermelinda.
Per Mario Biondi prendo in prestito le parole di Rossanza (la stessa della Vanoni, ndr). Il vocione di Mariolone Biondi è wowissima, ma “rende meglio in inglese”. Non so se perché le parole, in quel caso, non si capiscano. Fatto sta che la voce fa tutto, più delle parole.
Favino e il suo medley fanno arrevotare i piani alti del nazional popolare. Namastè, alè!
Cantano Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. Musica: Michele Zarrillo.
Poi arrivano gli Stato Sociale e qui in sala stampa applaudono, alcuni avevano già sentito i brani. E niente, 3 voti sono pochi ma loro hanno il mio. #lavecchiaballa
Noemi non pervenuta: come sempre la sua voce alta un po’ ti piglia, anche se ero distratta e non mi ha distolta dalla distrazione. E niente, ottima per le sedute di sfogo e anti stress.
A passo nella storia: arrivano i Decibel. Sono trascorsi trent’anni dagli ’80 (anche qualcuno in più, la mia anagrafe parla) ma i due con Ruggeri sembrano usciti dritti dritti da là. E il titolo è una dedica al Duca Bianco ma, nota malinconica a parte per Bowie, nulla più.
Gli Elii: ma voi ci credete che si sciolgono? Mentre penso di scrivere che amo Cesareo (e a quando lo sfottevano nei concerti…) vedo Faso e non riesco a scegliere. Non so se è colpa della stanchità mia o vostra – la canzone non è ai vostri livelli – ma su, ripensateci.
Caccamo ha dichiarato di essersi chiuso per due mesi o forse più per scrivere il suo album e che a fine registrazioni abbia notato la barba. Pare vivesse in uno stato semibrado. La cosa bella di questa canzone è la barba. La sua.
Red-dalla giacca rossa-Canzian ha una musica che prende, seppur il “tu-tu-ru-tu-tu” sappia di retrò. Come dicono nella chat-malvagity-che-commenta-sul-mio-cell, “chist però c’ha fa”. Si, ce la fa, ma gli ex Pooh ormai cantano solo che “abbiamo fatto questo e siamo contenti di quello che abbiamo ricevuto” ma il passato è passato ed è meglio cantarlo alla loro maniera. Non con queste canzoni.
Barbarossa si fa amare. Il dialetto per dire con semplicità la quotidianità e sviscerarla per bene mi è piaciuto assai. Mi piace. E poi è simpatico e intelligente.
Diodato e Roy Paci: fiati e percussioni danno un bel vestito. Cavolo, mentre scrivo la musica trascina molto. Ma le parole no, non vanno.
Il coraggio di ogni giorno è viscerale, perché la musica, il testo, la mimica di Enzo Avitabile e Peppe Servillo ti pigliano rind a l’oss, gli stentini si arrevotano ma in senso buono. E poi ci sono sonorità che pochi artisti come loro sanno ricostruire.
Dopo ci sono stati altri cantanti, ma un po’ perché ho dovuto fare delle interviste, un po’ perché le ultime canzoni non hanno lasciato il segno, non ho proprio nulla da dire. Anzi no, una cosa ce l'ho: le ritrovate Vibrazioni si distinguono per il chitarrista.

Stop.
Fine prima serata.






Mano nella mano

All’improvviso una mano afferra la mia nel tentativo di placare il panico e, mentre mi giro, vedo due occhi fermi e rassicuranti, dritti nei...