Come spiegare perché anche quest’anno, anche stasera, come da quasi 30 anni (perché qualche anno di spazio per la consapevolezza alla mia età lo devo pur lasciare), sono davanti alla tv a vedere Sanremo? La risposta è semplice ed è un tormentone. Perché Sanremo è Sanremo.
Mentre scrivo, pochi istanti fa Claudio Baglioni ha chiesto a Giorgia se tra le sue canzoni – dopo tanti anni di concerti ed esibizioni e di riproposizioni dei suoi brani, alcuni ripetuti più degli altri – se qualcosa l’ha stancata, annoiata, a tratti infastidita. E si, qualcosa ha stancato anche Giorgia. Eppure nonostante ciò, quando Claudione ha attaccato al pianoforte “Come saprei” e questa canzone che si perde nella notte dei tempi della Giorgia sanremese ha preso il volo, ancora una volta è stata tutta nuova. Perché Sanremo è un po’ come una festa comandata: arriva ogni anno, a cadenza più o meno fissa, ed è sempre uguale a se stesso eppure sempre nuovo. Un rituale cultural-laico atteso, dove tutti sono direttori artistici e un poco anche dirottatori, dove nessuno lo guarda e poi apri Facebook e te lo ritrovi invaso da foto e screenshot e commenti. Come la Nazionale e le analisi politiche da bar.
Un anno fa ero a Sanremo e in quel calderone che è la piazza sanremese ho visto da vicino quello che si muove attorno alla “kermesse” canora più famosa d’Italia (marò fatemi usare kermesse che fa tanto critico musicale accreditato!). In quel carrozzone c’è un mare magnum di cose e genti varie, un bestiario medievale con persone, personaggi e caricature che saturano marciapiedi e strade e aiuole. In questa settimana di lustrini e paillettes mi immergo ogni anno senza stancarmi, anche se è una cosa futile, o forse soprattutto per questo.
Quest’anno il Festival di Sanremo è lontano molti km e due nazioni da me e l’ho atteso con una partecipazione diversa, con l’entusiasmo della prima volta “da qui”, anche se certe cose non sono cambiate: i commenti divertenti e divertiti sui social, che si fanno luoghi di condivisione; l’ironia dei folli membri del gruppo ‘a famigghia su Whatsapp, che regalano perle di umorismo da pancia in mano e stoccate da standing ovation; le corse al bagno durante la pubblicità; la fase accoccolamento da plaid con tanto di leggera pennica tra fine serata e inizio Dopo Festival. Perché Sanremo è un appuntamento che si è fatto e si fa memoria e tradizione, passato condiviso, storia comune. A queste consuetudini si stanno aggiungendo nuove tradizioni strasburghesi, fatte di aneddoti, cose da fare, persone con cui ridere e condividere, Baglioni cantanti da attendere e cicchetti da trangugiare. E poi, come dice Elvis, a tutte le latitudini Claudio Santamaria merita sempre un “Mammarocarmen!”.
Comunque, come scrivevo lo scorso anno, per fortuna Favino c’è!
Stasera hanno cantato tutti: non ci sono i giovani delle Nuove Proposte – anche se molti tra i cantanti in gara sono indipendenti e ai più sconosciuti –, non ci sono canzoni memorabili ma 4-5 buone e alcune da riascoltare. Mi è piaciuto sicuramente Daniele Silvestri, molto orecchiabile e simpatica Arisa (l’unica ottimista sul palco), bene Renga e Negrita e Cristicchi. Commento a parte #1 per Patty-Avatar-Pravo, che pure se inguardabile è sempre unica (a me, m piac!). Commento a parte #2 per Briga, una carica notevole di “Mammarocarmen”.
Ah comunque, come dice Arisa: mi sento bene.
Comunque, come scrivevo lo scorso anno, per fortuna Favino c’è!
Stasera hanno cantato tutti: non ci sono i giovani delle Nuove Proposte – anche se molti tra i cantanti in gara sono indipendenti e ai più sconosciuti –, non ci sono canzoni memorabili ma 4-5 buone e alcune da riascoltare. Mi è piaciuto sicuramente Daniele Silvestri, molto orecchiabile e simpatica Arisa (l’unica ottimista sul palco), bene Renga e Negrita e Cristicchi. Commento a parte #1 per Patty-Avatar-Pravo, che pure se inguardabile è sempre unica (a me, m piac!). Commento a parte #2 per Briga, una carica notevole di “Mammarocarmen”.
Ah comunque, come dice Arisa: mi sento bene.
Nessun commento:
Posta un commento