giovedì 4 marzo 2021

Dimmi una foto #2

Sono un po’ di giorni che penso al tempo, al suo scorrere inesorabile nonostante tutto. O meglio: al tempo che passa alla velocità di sempre, senza sosta o rallentamenti, mentre tutto intorno accade. Ci ho pensato senza particolari dietrologie filosofiche o partendo da grandi dissertazioni tra me e me, ma semplicemente notando che il 30 marzo sarà il mio compleanno e a me non sembra che questo anno sia passato.
La gentile premura di Viviana

Il 27 febbraio di un anno fa ho iniziato la lunga parentesi di home office o smart working che dir si voglia e da allora, a parte periodi relativamente brevi, ho sempre lavorato da casa. Sinceramente preferisco lavorare da casa perché, in caso contrario, dovrei prendere un tram e un treno per recarmi a lavoro e da quando c’è il covid preferisco evitare i mezzi pubblici. E così quest’anno è andato avanti, un giorno dietro l’altro, con la primavera di un anno fa che faceva capolino e illuminava tutto (in un modo impressionante qui in Alsazia), con l’estate che ci faceva tirare un gran respiro prima di ricadere in una bolla autunnale e in una impasse invernale. Pochi giorni fa mentre guardavo il calendario e realizzavo che i primi due mesi dell’anno ce li siamo messi alle spalle, parlando tra me e me mi son detta: “quest’anno compio 38 anni”. E invece no. Con sommo stupore e non poca meraviglia mi sono ricordata che siamo nel 2021 e che io, nata nel magico anno dei Mondiali del 1982, sto per compiere 39 anni. Ora non è l’età il problema, non ho alcuna angoscia nel constatare che gli “ENT” stanno volgendo al termine e che, a Dio piacendo, potrei rincontrarli solo allo scoccare di un secolo di girovagare su questa terra. Il fatto è che io il mio 38esimo anno di vita non riesco a visionarlo davanti ai miei occhi, e questo non perché il 2020 non abbia saputo regalare anche delle gioie alla mia vita. 

La meraviglia, il mare, la Costiera da Alfonso

Se torno indietro con lo sguardo a quello che ho fatto vedo un alternarsi di giorni a blocchi, perché molte delle giornate vissute sono state uguali tra di loro e con pochi accenti di singolarità, come dei pacchi da archiviare tutti insieme. Sono stati comunque 365+1 giorno, addirittura uno in più, ma io “non ho detto a nessuno” la mia età. Fateci caso: quando incontrate qualcuno per la prima volta, quando rincontrate qualcuno dopo tanto tempo, quando fate il punto della situazione su qualcosa e ci mettete l’età di mezzo, in qualche modo realizzate la vostra età, dite e ridite a voi stessi e agli altri gli anni della vostra vita, e io quest’anno non ho detto a nessuno quanti anni ho. È per questo che non mi sembra di aver mai compiuto 38 anni, perché non c’è stata una situazione, una persona, un momento, a cui io abbia potuto dirlo, palesarlo, realizzarlo. Mentre scrivo vedo su Facebook che nella mia città di origine l’annuale Fiera del Crocifisso, che ogni anno ha luogo a Salerno i venerdì di marzo, è stata giustamente rimandata. E anche qui, non è il non poter andare alla Fiera il punto, ma il profondo senso del procrastinare che da un anno ci portiamo dentro e che caratterizza il fuori. Penso che sia pieno il mondo di progetti pensati, forse annotati da qualche parte, fermi su un blocco o tra pensieri nebulosi. Rimandare a data da destinarsi è qualcosa che dopo un anno inizia a pesare. 

Roberta mi ricorda che non tutto ciò che sembra è

E lo dico con cognizione di causa e con un profondo senso di Com-Passione verso quanti si sono ammalati, verso quanti non ci sono più, verso chi ha perso una persona amata, di covid o no, verso chi si prende cura degli altri che siano sanitari, volontari, semplici persone che ancora sanno che esiste la pratica del bene comune. Quel bene comune che passa, innanzitutto, attraverso la profonda coscienza di vivere rispettando le barriere che ora ci sono necessarie. Una volta c’erano le barriere dell’indifferenza, ora dopo i balconi e le spiagge e gli aperitivi vedo barriere di indifferenza infrangere barriere di contenimento, spostando sempre più in là il momento in cui ci riapproprieremo del nostro tempo. 


Mia cugina Alessandra legge tra e oltre
Ci sono però, grazie a Dio e al buon cuore di tanti che ancora sanno essere umani, persone in grado di prendersi cura dell’altro nella semplicità di gesti quotidiani, che non hanno le luci della ribalta ma il lavorio del dietro le quinte. Sono figlia di un infermiere e di una casalinga tutto fare e sono abituata a guardare alle cose semplici. Io, ad esempio, sono profondamente coccolata da quanti hanno accolto l’invito a inviarmi scatti di vita da condividere nel luogo di questa virtuale quotidianità. Nelle immagini che mi stanno arrivando, con o senza parole per spiegare quel particolare frangente ripreso, c’è una mano tesa lunga tantimila chilometri che mi stropiccia i ricci e mi cinge in un abbraccio silenzioso: di bellezza, nonostante tutto, è pieno il mondo.


La mia settimana è iniziata con il rumore del mare dono di Francesca

Mano nella mano

All’improvviso una mano afferra la mia nel tentativo di placare il panico e, mentre mi giro, vedo due occhi fermi e rassicuranti, dritti nei...