sabato 26 settembre 2015

Le parole dette

Quando capitano le cose a volte mi sembra che, tutto sommato, è come se non fossero accadute.
Un fatto accade, si verifica, ma forse non lo è fino in fondo. Ti guardi intorno: il panettiere sotto casa apre il forno per impastare e cuocere il pane, fuori dalla finestra senti qualche rincorsa di motorino in lontananza, la finestra del nottambulo di fronte è accesa, il lampione fa luce nella vetrata del vicino sempre allo stesso modo. Torni a dormire, riponi i pensieri nella testa cercando di affogarli tra le piume del cuscino e ricominciare a dormire.
Ma quando la cosa "la dici" allora nulla è più come prima: l'hai espressa al mondo, le hai aperto le porte fuori da te e non è più tua. Quando una cosa la dici, la emetti, la metti fuori da te, "è". 
Mi ha sempre incuriosito la cocciuta posizione di Socrate, che non ha lasciato alcun testo scritto perché temeva la cristallizzazione della realtà: le parole fermano tutto nel tempo e lo rendono non più mutevole. La pensava all'incirca così. 
Platone, cocciuto più di lui, ha scritto tutto e ci ha tramandato il loquace pensiero del maestro dello "gnòti s'autòn" (conosci te stesso). 
Così, quando arriva una notizia che mai avresti voluto ricevere, la tentazione di bloccare l'aria che si fa spazio nei polmoni è forte.
Reprimere le parole sembra la soluzione migliore per far finta che non sia accaduta.
Ma non accade mai così. La realtà prende spazio indipendentemente dall'aria che le diamo. 
Ma affermarla le dà quella sfumatura di verità vera di cui abbiamo bisogno per vedere, guardarla, capire che è realmente così.

lunedì 14 settembre 2015

Le semplici cose

"Uno si separa insensibilmente dalle piccole cose come fan le foglie che in tempo d'autunno lasciano nudo il ramo" (Le semplici cose, Vinicio Capossela). 
Quando capita qualcosa che stona, quando c'è l'increspatura delle labbra per qualcosa detta o non detta, per un'azione compiuta o fatta cadere, per l'attesa disillusa, per un dito che rimane fermo a metà aria in un atto in potenza. 
Ci sono quelle cose piccole che ti lasciano "così" e ti cambiano i momenti. E i momenti quando cambiano sono già passati e non sono più come prima. 
Se le cose complesse sono fatte da una indecifrabile fusione di quelle semplici, è dalle semplici cose che bisogna sempre partire. Quelle che "non ci avevo pensato, non ci faccio caso". 
Quelle che labbra in giù o labbra in su. 
W quelle labbra in su :) 

mercoledì 2 settembre 2015

Barba e capelli #1

Il bulbo pilifero è un mio caro amico.
Sono dotata di una folta chioma di ricci che mi caratterizza da sempre: se la ricorda mia madre, quando da bambina mi faceva lo shampoo e provava a sistemarmi i capelli; se la ricordano i parrucchieri che mi hanno incontrata in questi anni, tutti frustrati dinanzi alla selva indomabile (fino a quando ho incontrato il mio parrucchiere del cuore); se la ricordano i ragazzi che hanno amato giocare con i miei ricci, prima di rimanere intricati a mo' di Medusa.
I capelli mi piacciono assai.
Con alcune amiche scapezzate facciamo la collezione di tag quando vediamo foto di omini barbacapellidotati. Tipo bimbominchia fuori età. Tipo questo. Ci accontentiamo di poco.
Ci sono barbe e barbe, capelli e capelli.
Se tipo passa accanto uno pseudo hipster, non lo vedo proprio.
Se non è un po' bohemien casa-caduta non attira.
La barbacapellimodalità è una cosa seria.

Mano nella mano

All’improvviso una mano afferra la mia nel tentativo di placare il panico e, mentre mi giro, vedo due occhi fermi e rassicuranti, dritti nei...