lunedì 12 ottobre 2015

Parole perse e parole mai dimenticate

Whatsapp ha annullato la memoria.
Succede così, una domenica pomeriggio come tante, sonnecchiosa per sua stessa natura - non sarebbe domenica, altrimenti - e il backup non era in programma e la connessione lenta e lo spazio per la memoria poco. Che poi, la memoria di un cellulare è una cosa talmente volatile che non si dovrebbe chiamarla così. O, forse, è l'unica memoria del mondo. Volatili sono le relazioni, i rapporti, le conoscenze. Volatile l'umanità che in un nonnulla si dimentica di essere umana e lascia spazio alla non umanità, alla disumanità, alla mancanza di comprensione di ciò che si è.
In due ore il cellulare ha cancellato qualche anno di parole scritte, di parole urlate dalla voce di una tastiera, amplificate dalle emotycon di un telefonino, in assenza di un contatto reale, attaccati a una virtualità fredda e senza emozioni.
Ho pensato alle parole perse, a quelle lontane nel tempo e alle altre lontane nello spazio. Alle parole di persone lontane e alle lontananze senza parole. Ho pensato anche a quell'unico contatto, ricordo, appiglio di ciò che fu e che più non è.
Ecco, in poche ore il telefonino ha cancellato ogni cosa. Resta poco, la memoria di cose che resistono, azzerate di ogni comunicazione. Una tabula rasa, una tavoletta di cera pura, un papiro nuovo, un quaderno pulito, aperto sulla prima pagina bianca, su cui ricominciare a scrivere.
Ma la mia memoria non è quella del telefonino. Ci sono cose che non si dimenticano.

sabato 26 settembre 2015

Le parole dette

Quando capitano le cose a volte mi sembra che, tutto sommato, è come se non fossero accadute.
Un fatto accade, si verifica, ma forse non lo è fino in fondo. Ti guardi intorno: il panettiere sotto casa apre il forno per impastare e cuocere il pane, fuori dalla finestra senti qualche rincorsa di motorino in lontananza, la finestra del nottambulo di fronte è accesa, il lampione fa luce nella vetrata del vicino sempre allo stesso modo. Torni a dormire, riponi i pensieri nella testa cercando di affogarli tra le piume del cuscino e ricominciare a dormire.
Ma quando la cosa "la dici" allora nulla è più come prima: l'hai espressa al mondo, le hai aperto le porte fuori da te e non è più tua. Quando una cosa la dici, la emetti, la metti fuori da te, "è". 
Mi ha sempre incuriosito la cocciuta posizione di Socrate, che non ha lasciato alcun testo scritto perché temeva la cristallizzazione della realtà: le parole fermano tutto nel tempo e lo rendono non più mutevole. La pensava all'incirca così. 
Platone, cocciuto più di lui, ha scritto tutto e ci ha tramandato il loquace pensiero del maestro dello "gnòti s'autòn" (conosci te stesso). 
Così, quando arriva una notizia che mai avresti voluto ricevere, la tentazione di bloccare l'aria che si fa spazio nei polmoni è forte.
Reprimere le parole sembra la soluzione migliore per far finta che non sia accaduta.
Ma non accade mai così. La realtà prende spazio indipendentemente dall'aria che le diamo. 
Ma affermarla le dà quella sfumatura di verità vera di cui abbiamo bisogno per vedere, guardarla, capire che è realmente così.

lunedì 14 settembre 2015

Le semplici cose

"Uno si separa insensibilmente dalle piccole cose come fan le foglie che in tempo d'autunno lasciano nudo il ramo" (Le semplici cose, Vinicio Capossela). 
Quando capita qualcosa che stona, quando c'è l'increspatura delle labbra per qualcosa detta o non detta, per un'azione compiuta o fatta cadere, per l'attesa disillusa, per un dito che rimane fermo a metà aria in un atto in potenza. 
Ci sono quelle cose piccole che ti lasciano "così" e ti cambiano i momenti. E i momenti quando cambiano sono già passati e non sono più come prima. 
Se le cose complesse sono fatte da una indecifrabile fusione di quelle semplici, è dalle semplici cose che bisogna sempre partire. Quelle che "non ci avevo pensato, non ci faccio caso". 
Quelle che labbra in giù o labbra in su. 
W quelle labbra in su :) 

mercoledì 2 settembre 2015

Barba e capelli #1

Il bulbo pilifero è un mio caro amico.
Sono dotata di una folta chioma di ricci che mi caratterizza da sempre: se la ricorda mia madre, quando da bambina mi faceva lo shampoo e provava a sistemarmi i capelli; se la ricordano i parrucchieri che mi hanno incontrata in questi anni, tutti frustrati dinanzi alla selva indomabile (fino a quando ho incontrato il mio parrucchiere del cuore); se la ricordano i ragazzi che hanno amato giocare con i miei ricci, prima di rimanere intricati a mo' di Medusa.
I capelli mi piacciono assai.
Con alcune amiche scapezzate facciamo la collezione di tag quando vediamo foto di omini barbacapellidotati. Tipo bimbominchia fuori età. Tipo questo. Ci accontentiamo di poco.
Ci sono barbe e barbe, capelli e capelli.
Se tipo passa accanto uno pseudo hipster, non lo vedo proprio.
Se non è un po' bohemien casa-caduta non attira.
La barbacapellimodalità è una cosa seria.

mercoledì 26 agosto 2015

Il 26 agosto, la munnezza, il memoriale

Stamattina mi sono svegliata con il tema della "munnezza".
In principio, è stata la voce di mia madre, intenta a parlare con le addette alla pulizia dei cassonetti condominiali che, per antichissima tradizione, prendono l'acqua del nostro condominio per lavare mezzo rione tranne il nostro secchione. Con qualche inesattezza nella citazione (e con tutto rispetto per mia madre!), la scena mi ha fatto venire in mente lo sketch della munnezza di Bellavista
Ma la digressione tematica non finisce qui. 
Il momento di massima felicità è stato quando mi sono affacciata alla finestra e ho visto gli spazzini all'opera*. Non avevo ancora fatto colazione e pensavo di trovarmi dinanzi a una proiezione del mio inconscio. E invece no. Era tutto vero. Lo zelo del post ferie si era materializzato e si era impadronito degli addetti alla manutenzione delle strade cittadine.
Poi mia madre, che nel frattempo aveva terminato la conversazione dal balcone, mi ha ricordato che oggi è il 26 agosto e che è tutto normale. 
Nel 1982, in questo giorno, furono uccisi un agente di polizia e un caporale dell'esercito, in quello che da allora è il giorno che commemora la caduta delle vittime del terrorismo nel quartiere di Torrione, a Salerno. Un giorno di quelli in cui ricordi quello che avevi cucinato a pranzo, quello che stavi facendo, le parole che stavi dicendo nell'esatto istante in cui il commando sparò.
Mentre ricordavamo l'evento, due camion hanno addirittura raccolto le foglie e lavato la strada, facendo per ben due volte il giro dell'isolato. 
Grande commozione alle 10.00 per la cerimonia.
Grande commozione alle 8.20 per la pulizia della strada.



*dicesi spazzini all'opera, essere umano dotato di soffiatore per foglie/munnezza associato ad altro essere umano dotato di scopa spazza foglie/munnezza che messi insieme spostano le foglie/munnezza da una parte all'altra della strada.


lunedì 24 agosto 2015

#ilmioprimopost

Questo è il mio primo post e dovrebbe avere qualcosa di "memorabile", ma sono troppo presa dal capire come funzionano le impostazioni del blog.
Tra l'altro, devo capire bene come passare dal pannello di controllo alla homepage senza fare il giro del mondo in 80 secondi, saltando da un link a un altro. Per questo, vi comunico che il blog esiste: leggi tra le righe non è solo un titolo, ma anche un consiglio.
Leggi tra le parole dette e le parole non dette, tra quelle scritte e quelle parlate.
Per questo, penso che il mio post sia pienamente contestualizzato.
Leggi tra le righe.

Buona lettura :D


Questa foto l'ho scattata a Dublino, nell'agosto del 2016, nella biblioteca della Trinity University

Mano nella mano

All’improvviso una mano afferra la mia nel tentativo di placare il panico e, mentre mi giro, vedo due occhi fermi e rassicuranti, dritti nei...